Capitolo 2

Apro gli occhi. La prima cosa che vedo è un soffitto bianco. Volto lo sguardo da un lato, ci sono due letti entrambe vuoti, capisco di essere in ospedale. Mi volto dall’altro lato, vedo un’infermiera che preme dei pulsanti su un macchinario e prende appunti su una cartellina. Il suo sguardo si posa su di me. Ha un viso tondo con due occhi grandi e scuri, una bocca carnosa e un naso un po' troppo all’in su.
"Buon giorno signor Valli. Chiamo subito il dottor Frigato".
La osservo uscire dalla stanza. Ha i capelli legati in una coda bassa e sono neri lucido. Troppo neri per essere un colore naturale. Le spalle strette e i fianchi un po' troppo larghi.
Poco tempo dopo arriva il dottore. Un uomo sui 50 alto e slanciato con una capigliatura corta e ben curata con qualche sfumatura di grigio. Con un sorriso rassicurante mi chiede.

  • Come si sente? -
  • Per essere scampato ad un incidente ferroviario, mi sento bene.-
    Lo sguardo del dottore assume un’espressione perplessa.
  • Signor Valli, lei si è sentito male mentre era in un bar, ha perso i sensi e il gestore ha chiamato il 118. L’ha portata qui un’ambulanza. È rimasto incosciente per circa 4 ore.
  • No. Ero sul treno. Ricordo bene l’incidente. -
  • Mi dispiace. Ma le posso assicurare che non era su un treno. -
    Nella mia mente i pensieri si mischiano e uno stato di confusione mi lascia senza parole.
    Dopo qualche attimo di silenzio.
  • Ne è sicuro? -
  • Si -
    In quel medesimo istante entra mia sorella Marta. Indossa uno dei suoi abiti che non saprei definire . Una gonna color prugna lunga fino alle caviglie con due spacchi anteriori che arrivano a metà coscia, una camicetta corta color verde menta che naturalmente lascia sbottonati gli ultimi tre bottoni per mettere in mostra i suoi amati seni. Dice sempre che sono la sua arma vincente. Un paio di scarpe bianche a punta rigorosamente con tacco dieci una borsetta giallo paglia con due manici piccoli. Mischia i colori con una sua logica che ha provato a spigarmi ma non sono mai riuscito a capire. I suoi occhi sono di un blu intenso ed è l’unica cosa che ti colpisce in quanto i suoi lineamenti sono un po' sgraziati. Ha un naso non grande ma a punta, un mento un po' rientrante anche lui a punta e la fronte alta che prova a nascondere con una frangetta dritta che sembra essere fatta con un righello. Sul suo volto un espressione di panico misto a preoccupazione. Si fionda accanto al letto e incurante del dottore mi chiede
  • Come stai? Come ho saputo mi sono fiondata qui.
    Per poco non mi veniva un infarto. -
    Il dottore interviene e con voce calma la invita ad aspettare fuori dalla camera.
    Lei incurante delle parole del dottore, lo assale
  • Dottore come sta' Carlo? La prego mi dica che non ha nulla di grave.-
  • Stiamo ancora facendo degli esami, per ora non abbiamo trovato nulla che spieghi cosa ha provocato la perdita di sensi per così a lungo. Ora la invito ad uscire ho bisogno di parlare con il paziente-.
    Marta emette uno lungo sbuffo ed esce.
  • Torniamo a noi –
    Torna a rivolgersi a me.
  • Le è capitato altre volte? –
    -No. Non mi è mai capitato. –
    -Fa uso di droghe?-
    -No. –
    • Più tardi le facciamo una risonanza magnetica.–
    • Lei pensa che posso avere qualcosa di grave? –
      La risposta è un classico.
  • Per ora non so dirle nulla prima facciamo tutti gli esami. –
    Mi congeda con un saluto e esce. Ho una confusione in testa, non riesco a capacitarmi. Il ricordo dell’incidente è così chiaro.
    Marta rientra e con un largo sorriso si avvicina mi fissa per un istante e mi chiede
  • Carlo dimmi che è tutto apposto.-
    Una sola domanda mi esce spontaneamente.
  • C’è stato un incidente ferroviario? –
  • Si. Perché? –
  • Dimmi la verità. Ero sul quel treno ? –
    Per fortuna no. Poi era impossibile, l’incidente è avvenuto a più di trecento chilometri da qui. Direi che è un po' lontano. Perché me lo chiedi. Mi fai preoccupare. –
    Non dico nulla di quello che credo di aver vissuto ma la rassicuro.
  • Tranquilla sto bene. –
    Marta non è la persona giusta a cui puoi dare delle preoccupazioni, soffre di attacchi di ansia e ormai prende ansiolitici da più di 10 anni.
    Dopo un’ ora di conversazione e di rassicurazioni sul mio stato di salute Marta mi saluta con un grosso bacio sulla fronte dicendomi che sarebbe ripassata domani.
    Sono solo e la mia mente non smette di ripensare all’incidente. I ricordi sono così reali che mi sembra impossibile. Mi tocco la tesata ,le spalle e le gambe. Non sento dolore non ho escoriazioni ne ematomi. Come è possibile? Questo mi convince che non ero sul treno.
    Mi alzo dal letto e mi sposto nel corridoi da li sento in fondo un parlare e capisco che proviene da una televisione. Mi dirigo verso il suono, alla fine del corridoio da una porta semi chiusa intravedo il televisore che in quel momento sta trasmettendo la notizia dell’incidente. Le immagini sono tremende. Si vedono vagoni rovesciati di lato ed alcuni accatastati uno sull’altro come fossero shanghai. Il commentatore dice che per ora ci sono 58 morti e 94 feriti. Il mio sguardo si concentra su un particolare che viene trasmesso, i soccorritori estraggono da un vagone una donna, la telecamera si avvicina e per un istante il respiro mi si blocca, è lei, è la signora che mi ha afferrato il braccio. Il cronista dice che purtroppo la bambina che viaggiava con lei è tra i dispersi. Rimango impietrito. Se prima ero confuso ora sono…. Non lo so nemmeno io in che stato mi sento. Una cosa è certa. Tutto questo non ha senso.
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