Isa la gitana veronese

Con questo post partecipo al contest THE LOUNGE OF ISAKOST #1 di @isakost

Come da lei permesso, utilizzo la seguente immagine di sua proprietà e spero di farle cosa gradita con questo racconto di fantasia di circa 500 parole, come da lei richiesto, in cui narro la breve biografia di una ipotetica vita precedente di Isa trascorsa nella Verona del quattordicesimo secolo.


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Immagine di proprietà di @isakost

Questa è la storia di una giovane ragazza, che fu costretta un dì ad abbandonar le mura dell'amato suol natio, la fatal Verona, rea d'aver insultato lo spocchioso gastaldione della Domus Mercatorum, una delle potenti gilde di mercanti della città scaligera che svolgeva grossa parte dei propri commerci in opere d'arte.

Di ignota famiglia e di ceto sociale infimo, in quanto appartenente al gradino più basso del malfamato ghetto della città, quello dei gitani, la giovane era però piuttosto celebre fra la gente comune per il suo carattere risoluto e rivoluzionario, i capelli a caschetto neri lisci come la seta, la voglia di avventura (si cacciava spesso nei guai) e per il dono più grande che aveva ricevuto dalla natura, ovvero la vena artistica.

Isa, questo il suo nome, era infatti un'artista poliedrica dall'animo ribelle. Eccelleva nelle arti figurative ma anche nella poesia, nel canto e perfino nel ballo; con la sua arte spesso allietava lo spirito delle povere genti del popolo negli assolati pomeriggi e nelle calde sere d'estate, ma anche in occasione di feste e ricorrenze d'inverno, ballando intorno ai falò accesi qui e là per le strette vie del rione.

Coadiuvata da giovani mascalzoni del ghetto veronese nel quale era nata e cresciuta, spesso rubava con destrezza tele vergini e tinte rare provenienti dalle lontane terre d'oriente, per dare sfogo a tutta la sua voglia di dipingere scenari astratti, incantati, frutto delle visioni oniriche che l'accompagnavano durante il sonno, nelle notti trascorse nel suo angusto giaciglio di paglia in una comune del ghetto.

Tutto sommato i giorni di Isa scorrevano felici, nonostante le disagiate condizioni sociali; i gitani erano gente dal carattere forte, non avevano paura di affrontare le dure sfide che la vita poneva loro davanti.
Almeno così fu fino al giorno in cui venne colta in flagrante e catturata dalle guardie cittadine, mentre cercava di rubare da un conosciuto emporio di Verona un po' di lapislazzuli, una pietra fondamentale per dar vita alla meravigliosa tinta blu, ritenuta così cara e preziosa da essere riservata dai pittori alla colorazione delle vesti della Vergine Maria. Immagine a lato CC BY-SA 2.5 di Hannes Grobe fonte Wikimedia

Questo non era certo lo scopo artistico di Isa, così lontana dai dogmi del cattolicesimo, persa com'era nel suo mondo fatto soltanto di libertà e amore per ogni forma di bellezza e d'arte esistenti sul pianeta.
Una vera perla anacronistica per la Verona del quattordicesimo secolo, luogo assolutamente indegno di cotanto talento non riconosciuto.

In seguito alla cattura, venne mandata a giudizio di fronte al tribunale scaligero, accusata del furto di prezioso materiale artistico proprio dal gastaldione, il quale ella insultò urlandogli le più terribili ingiurie ed i più infamanti epiteti.

Venne condannata all'esilio in quel di Milano, all'allontanamento forzato dalle mura di Verona. Ancora oggi qualcuno sostiene che tale punizione distrusse l'anima della povera Isa, provocandole pianti senza fine che nessuno riuscì mai a consolare. Per questo motivo viene spesso raffigurata con gli occhi cerchiati di rosso, consumati dalle lacrime sgorganti da un cuore libero estirpato dalle amate radici.

Ogni quattro anni, il 29 febbraio, fra le vie di Verona che un tempo appartennero al ghetto gitano, teatro di magiche serate di musica e danze, la gente lascia sul muro di un vecchio edificio un segno blu in ricordo di Isa, l'artista gitana esiliata e del lapislazzuli che tanta sfortuna ebbe a procurarle.

FINE

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