Rassegna di oggetti utili realizzati tramite la stampa 3D - CAP IV - Il terzo oggetto

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Copertina realizzata dall'autore rielaborando questa immagine con licenza CC0 1.0


Salve a tutti e ben trovati!

Si apre oggi il quarto capitolo della mia rubrica sulla stampa 3D, vi ho tenuto sulle spine per più di un mese, ma finalmente rieccomi qui!

Come di consueto, questo articolo si aprirà con una breve introduzione, in cui cercherò di ricapitolare quanto visto nelle puntate precedenti; quindi, entreremo nel vivo dell'argomento di oggi, ovvero l'analisi e la valutazione di un oggetto specifico - e utile, soprattutto – realizzato con la tecnologia di stampa a filamento.
Questa volta, tradirò la mia promessa: il modello 3D dell'oggetto di oggi non è disponibile online per il download, ma vi offrirò un tutorial per realizzarlo autonomamente su Autodesk Fusion 360.

Siate audaci, dunque!


RICAPITOLIAMO


Innanzi tutto, a quale scopo creare una rubrica sulla stampa 3D?
Come ho cercato di spiegare nell'articolo introduttivo della serie, il mio intento è quello di mostrarvi una raccolta di dieci oggetti utili realizzati con questa tecnologia ancora tutta da scoprire. Ciò, per solleticare la vostra curiosità e per farvi avvicinare ad un processo produttivo potenzialmente rivoluzionario e che si sta diffondendo anche a livello domestico.

Immaginate, un domani, di realizzare comodamente a casa vostra i pezzi di ricambio per l'aspirapolvere, di stampare il gancio per appendere le presine della cucina o da integrare all'appendiabiti all'ingresso. Insomma, una volta compreso il potenziale e padroneggiati gli strumenti (modellazione 3D o dimestichezza con la gestione dei software di stampa, se preferite ricorrere a modelli già pronti, come quelli disponibili su Thingiverse o Cults3D) l'unico limite sarà la vostra fantasia!

Cambiare prospettiva per trasformare in opportunità ogni problema

Se in quel primo capitolo mi sono limitata a fare una piccola introduzione sulle ragioni che mi hanno spinto a creare questa rubrica, nel secondo e nel terzo ho cominciato a presentarvi gli oggetti veri e propri, uno alla volta; per ciascuno vi ho fornito un'analisi basata su quattro elementi principali - funzionalità, tempo di stampa, dimensioni e post-produzione o post-processing - ed una pagella con una valutazione.

Nel corso della rubrica ho cercato anche di fornirvi qualche informazione su aspetti un po' più tecnici della stampa 3D: abbiamo parlato, ad esempio, di infill e risoluzione; di tolleranze e alterazioni dimensionali.

Infine, nell'ultimo capitolo ho dato un indizio sull'oggetto che analizzerò oggi:

Indovina indovinello, cosa hanno in comune una camicia, una giacca e un paio di jeans?

La nostra @stella87s ha indovinato! L'oggetto di cui mi occuperò oggi è semplice ma prezioso, può avere molte forme ma è sempre utile; signore e signori, ecco a voi il bottone...anzi, il "gattobottone"!!!


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Il Gattobottone animato – GIF di proprietà dell'autore


IL BOTTONE: Un pizzico di storia...


Piccolo o grande, variopinto o a tinta unita, semplice o artificioso, elegante o stravagante, povero o prezioso, decorativo o funzionale, vintage o moderno e chi più ne ha, più ne metta!
Minuto oggetto polimorfo della nostra quotidianità, “invisibile” ai più e pure tanto utile e potente da aver causato una vera e propria rivoluzione nel mondo della moda, il bottone è un compagno discreto, silenzioso, che tutti abbiamo incontrato almeno una volta nella vita.

La sua funzione è ormai ben nota: abbottonare una camicia o un paio di jeans è un gesto quasi meccanico, la mano sa già cosa fare; le dita sono consapevoli in qualche strano modo e talvolta non occorre neppure osservare e guidare il gesto, proprio come quando, alla guida della nostra auto, cambiamo marcia (osserviamo forse i nostri piedi o le nostre mani o manteniamo i nostri occhi sempre fissi sulla strada?).

Immaginare un mondo senza bottoni è cosa assai difficile, al giorno d'oggi, eppure l'uso non esclusivamente decorativo di questo piccolo accessorio fu “scoperto” e introdotto soltanto nel Medioevo. Fino ad allora, infatti, nonostante esistessero oggetti simili nell'aspetto, laddove presenti, i bottoni avevano soltanto una funzione puramente decorativa; al loro posto, si faceva largo uso di spille, lacci e cinture (ricordate, le famose fibulae?): le vesti ricadevano larghe e abbondanti sul corpo, nascondendone le forme con ampi drappeggi.

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Fibulae di soldati romani - Shawn Michael Caza.
[CC BY-SA 2.5], via Wikimedia Commons

L'introduzione del bottone con la funzione specifica di tenere uniti due lembi di stoffa, ovvero nell'accezione moderna, generò una vera e propria rivoluzione nella moda, permettendo la confezione – finalmente! - di abiti più attillati e sagomati, che non celavano più le forme corporee ma le esaltavano, invece, diversificando al massimo le forme del vestire.

Edouard Manet, A Bar at the Folies-Bergère

Un Bar aux Folies-Bergère di Édouard Manet
[Public domain], via Wikimedia Commons

Una rivoluzione di enorme portata, soprattutto per un oggetto tanto piccolo!

Al giorno d'oggi si trovano bottoni d'ogni sorta e misura, la scelta dei materiali e delle forme è pressoché infinita e le modalità di produzione si ampliano anch'esse, grazie al progresso tecnologico: siamo liberi di creare un bottone alla vecchia maniera, ricavandolo dalla lavorazione artigianale di materiali antichi, quali l'osso, il legno, la pietra o il metallo; ma possiamo anche sperimentare processi di produzione più moderni e innovativi, tra i quali si affaccia sempre più prepotentemente anche la stampa 3D, offrendo un'ampia gamma di materiali, dal PLA alla ceramica, dall'ABS all'oro.

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Composizione realizzata dall'autore a partire dalle seguenti immagini: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8 con licenza CC0


Scopro peraltro, con grande curiosità e sorpresa, che in Italia esiste un intero museo dedicato al bottone, in cui sono esposti circa 3500 esemplari di varia provenienza ed età: il Museo storico del bottone a Santarcangelo di Romagna. Qualcuno lo ha già visitato?


L'OGGETTO N.3: Il tutorial!


Come ho anticipato nella parte iniziale dell'articolo, il modello del bottone oggetto di questo post non è disponibile per il download, ma per compensare questa mancanza ho preparato un tutorial che vi guiderà nella creazione dell'oggetto tridimensionale, passo per passo: dalla realizzazione del disegno di base, creato a partire da una costruzione geometrica precisa, fino alle impostazioni ottimali per la stampa 3D.
Come al solito, il mio software di preferenza è Autodesk Fusion 360, di cui potete scaricare la versione gratuita per studenti sul sito dedicato; ad ogni modo, le operazioni da eseguire sono le stesse anche su altri software di modellazione 3D parametrica.

Si tratta di un tutorial per principianti, poiché le lavorazioni richieste sono poche e molto semplici (uno schizzo 2D, un'estrusione e uno smusso). Mi auguro che possa costituire un buono stimolo sia per chi si è già avventurato nel mondo della modellazione, sia per chi ci sta ancora facendo un pensierino.

Videotutorial realizzato dall'autore


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Il gattobottone, stampato e in funzione - Immagine di proprietà dell'autore

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Gattobottoni un po' più piccoli - Immagine di proprietà dell'autore

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Con lo stesso procedimento è possibile realizzare molte varietà di forme, l'unico limite è la vostra fantasia! Non abbiate timore di sperimentare

Immagine di proprietà dell'autore


L'OGGETTO N.3: I numeri e la pagella!


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Il pagellino - Immagine di proprietà dell'autore

Come di consueto, in alto trovate il famoso “pagellino”, ovvero la tabella di valutazione in cui ho inserito i miei giudizi sull'oggetto, rigorosamente dopo averlo stampato e provato; ho seguito i quattro criteri enunciati nel primo articolo di questa serie: funzionalità, tempi di stampa, dimensioni e post-produzione/post-processing.

In primis parliamo di funzionalità: l'oggetto funziona in modo corretto? Ci sono difficoltà d'utilizzo o accortezze specifiche da seguire per evitare problemi? Ebbene, in questo caso, dopo aver cucito il bottone-gatto come chiusura per una borsa – naturalmente l'asola aveva una dimensione compatibile - e aver provato varie volte ad aprire e chiudere la stessa, mi sono resa conto che si tratta di un oggetto perfettamente funzionante: non si rompe, non si “inceppa”, non si deforma; ho sostituito un vecchio bottone che si era rotto e che aveva approssimativamente le stesse dimensioni, non ho notato alcuna difficoltà d'utilizzo e sono molto contenta del risultato e del nuovo look della mia borsa porta tavoletta grafica. Voto 10/10.

I tempi di stampa sono molto brevi: per completare la stampa dell'oggetto ad una risoluzione di 0,1 mm e con un infill al 100% (oggetto completamente pieno) occorrono circa 15 minuti. Il tempo di preparare un caffè. Voto 10/10.

Le dimensioni del bottone lo rendono compatibile con tutti i piatti di stampa più diffusi; nel caso in cui servissero più bottoni, inoltre, è possibile stamparli simultaneamente. Per ogni bottone aggiuntivo disposto sul piatto dovremo aspettarci tempi di stampa più lunghi, ma alla fine avremo un set personalizzato di gattobottoni da esibire con orgoglio. Voto 10/10.

L'ultima valutazione è quella relativa alla post-produzione. L'oggetto è molto piccolo e la sua superficie è abbastanza regolare, eppure, per questioni legate al processo stesso di stampa – deposizione del filamento fuso su strati – e al materiale usato (PLA) è normale che la finitura non sia perfettamente liscia o priva di difetti. Le procedure di post-produzione sono varie e dipendono dalle caratteristiche e dalle prestazioni che deve avere l'oggetto finito, dal materiale che lo costituisce e dalle nostre specifiche esigenze.

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Gli strumenti del mestiere per una post-produzione rapida ma efficace

Immagine di proprietà dell'autore

In generale, quando lavoriamo con il PLA (come in questo caso) si parte da una energica fase di carteggiatura, con carte e spugne abrasive di diversa grammatura. Facoltativamente, poi, possiamo procedere con ulteriori processi di finitura tramite primer e vernici di varia natura (si possono usare anche resine epossidiche e agli sperimentatori più arditi consiglio la galvanoplastica per un effetto davvero particolare).

Come al solito, non sono la prima a parlare di post-produzione, poiché si tratta di una pratica necessariamente associata alla stampa a filamento. In questa guida pratica alla post-produzione per la stampa 3D - in italiano - trovate molti ed utilissimi dettagli, consigli e delle fotografie che accompagnano la descrizione delle procedure.

Nel caso specifico del nostro gattobottone, poiché amo particolarmente il verde del materiale e non volevo dilungarmi troppo nella finitura della superficie, mi sono limitata alla carteggiatura, usando diverse grammature di carta abrasiva per eliminare i maggiori difetti; ho uniformato la superficie rendendola liscia al tatto e alla vista, ma non proprio lucida. Avrei potuto spingermi oltre, certo, ma per scelta mi sono limitata e ho evitato l'accanimento. Voto 9/10.

Il mio voto complessivo è di cinque stelline, poiché nonostante il necessario lavoro di finitura superficiale – che riconosco essere fastidioso e certamente antipatico – non occorre accanirsi troppo per ottenere un risultato gradevole.


Siamo giunti anche oggi al termine di questo capitolo, spero che lo abbiate trovato utile e piacevole. Nel prossimo articolo avrò altri oggetti da mostrarvi: i protagonisti saranno sempre buffi e giocosi felini ma con una passione tutta speciale per la cucina...

Miao... e alla prossima!

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La creatività giace, spesso sepolta, nel cuore di ognuno di noi.
Cambiare prospettiva può aiutarci a ritrovarla

Immagine di proprietà dell'autore


Fonti esterne e risorse utili:

1. The 3D Printing Handbook: Technologies, design and applications di Ben Redwood, Filemon Schöffer e Brian Garret, edito da 3D HUBS

2. Gli inganni delle apparenze. Disciplina di vesti e ornamenti alla fine del Medioevo di M. G. Muzzarelli (Scriptorium 1996)

3. How the button changed fashion – Isaac Mizrahi

4. Il blog di Binarioprint, una buona collezione di articoli in italiano per chi si avvicina alla stampa 3D


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